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Primi segnali dalla superficie.
Incontro introduttivo sulla drammaturgia contemporanea per la svizzera italiana.
www.luminanza.ch
Programmazione · Sabato 11 luglio 2020
10:00 - 10:30
Brunch!
10:30 - 11:15
Francesca Garolla. Dalla scrittura alla messinscena: il luogo della creazione
11:30 - 12:15
Davide Carnevali. Un teatro per questi tempi: pratiche tradizionali, sistemi di oggi e sfide per il futuro
12:15 - 13:30
Federico Bellini. Il classico contemporaneo.
13:30 - 14:30
Dj Set a cura di Mox
Per prenotazioni: https://www.luganolac.ch/it/2170/luminanza
Luminanza è un reattore per la drammaturgia contemporanea della Svizzera italiana, un nuovo laboratorio formativo che prolungherà la sua azione nel corso del 2021. Ma cosa significa? A chi si rivolge? Quali sono le opportunità che offre?
L’appuntamento allo Spazio 1929 sarà l’occasione per scoprire la materia e le voci che creano Luminanza. Un incontro aperto a tutti per capire cosa propone il primo anno formativo in drammaturgia contemporanea dedicato agli U35 e rivelare come la parola “drammaturgia” non sia più - per dirla con le parole della drammaturga cilena Manuela Infante - una “scrittura solitaria da consegnare agli scaffali delle librerie, ma ingranaggio della macchina teatrale nella fase viva del processo creativo”.
Tre ospiti d’eccezione – Davide Carnevali, Francesca Garolla e Federico Bellini – ci aiuteranno a dialogare sulla funzione della parola, del teatro e sulle potenzialità che ha questo linguaggio per confrontarsi e interagire con il mondo.
L’evento si svolgerà nel rispetto del piano di protezione quadro per le manifestazioni pubbliche.
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I dialoghi nel dettaglio
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10.30–11.15
Dalla scrittura alla messinscena: il luogo della creazione
a cura Francesca Garolla, dramaturg e autrice selezionata in Italia per il progetto internazionale Fabulamundi e dalla Cité Internationale des Arts di Parigi.
Un testo teatrale non può prescindere dal fatto di essere destinato all’oralità. Dovrà essere “parlato”. E non solo attraverso la voce degli attori, ma, in generale, attraverso tutti quei segni che andranno poi a comporre lo spettacolo. Le parole, nate sulla carta, si attueranno in uno spazio-tempo preciso, quello del teatro, mediate da più elementi: l’interpretazione di un regista, l’azione dei corpi sul palco, lo sguardo degli spettatori, solo per dirne alcuni.
Il “testo scritto” è, quindi, solo in apparenza quello agito sul palcoscenico.
Tra carta e rappresentazione, l’alfabeto di riferimento cambia. Dapprima compone parole, poi compone visioni. Si “trasfigura”, indirizzandosi nella costruzione di un mondo che non sempre e non necessariamente coincide con quello immaginato dall’autore.
In questa trasformazione, nel tradimento che avviene tra scrittura e azione, nel passaggio tra parola e corpo, si apre il luogo delle possibilità.
Nel mio intervento vorrei soffermarmi proprio sul processo che porta dall’ideazione alla scrittura, e dalla scrittura alla sua messinscena.
11.30–12.15
Un teatro per questi tempi: pratiche tradizionali, sistemi di oggi e sfide per il futuro
a cura di Davide Carnevali, Premio Hystrio alla Drammaturgia, artista associato presso ERT Emilia Romagna Teatro e drammaturgo per la Royal Shakespeare Company nell’ambito di Projekt Europa 2020.
Il teatro ha da sempre una relazione simbiotica con la società in cui nasce: la rappresenta, la presenta e la interpella. Ogni cultura genera una tipologia specifica di teatro; e ogni teatro si nutre di quella cultura e, a sua volta, la alimenta. Italia, Germania, Francia, Spagna, Argentina -per citare solo qualche esempio emblematico- hanno sviluppato in questi anni sistemi teatrali molto diversi, ognuno con le sue interessanti peculiarità. Vedremo quali possibilità offrono questi sistemi alla scrittura per la scena e quante declinazioni possibili può percorrere la pratica teatrale. E cercheremo di capire cosa può esserci utile per ripensare il teatro in tempi come questi, che esigono alla drammaturgia nuovi orizzonti e nuove sfide.
12.30–13.15
Il classico contemporaneo
a cura di Federico Bellini, dal 2017 – 2020 è drammaturgo e assistente alla Direzione Artistica della Biennale di Venezia, sezione Teatro. Collabora come drammaturgo per il regista Antonio Latella dal 2002.
In drammaturgia, accade spesso di trovarsi di fronte alla necessità di trasporre opere che non sono nate per il teatro, provando ad adattarle alla scena. Quest’operazione di riscrittura, o di elaborazione, ci confronta con alcune questioni alle quali non è sempre semplice rispondere; ad esempio: è necessario rispettare la trama del testo originale, riprodurne il più possibile la struttura narrativa? È preferibile scegliere romanzi, diciamo, che si suppone siano già conosciuti al pubblico per potersi permettere un’operazione più personale e non fedele alle linee narrative della cosiddetta “storia”? E soprattutto, quali problematiche pone un tentativo di rielaborazione di un testo, saggio o opera narrativa, a noi contemporaneo? La proposta di fare drammaturgia partendo da uno scritto della contemporaneità, forse uno dei terreni potenzialmente più fecondi per un drammaturgo d’oggi, impone e richiede una serie di considerazioni, a volte ostacoli pratici come la difficoltà nell’ottenere i diritti d’autore. Principalmente, però, pone forse al drammaturgo stesso una domanda: possiamo parlare, a proposito di alcune opere, di classici della contemporaneità, scritti che fanno già parte del patrimonio culturale di ognuno di noi? È lecito rapportarsi ad essi pensando di avere già una distanza critica sufficiente a proporne una visione e rielaborazione personale?
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